La Scuola d’Arte nasce all’interno della Società Operaia di Mutuo Soccorso degli Operai di Viggiù già pochi anni dopo la sua fondazione, in seguito ad una notevole crescita di richiesta di manodopera e di personale sempre più qualificato, tale da far osservare ai consiglieri comunali come Viggiù avesse un assoluto bisogno di una scuola di disegno gratuita, in quanto ritenevano essere il disegno indispensabile a divenire buoni artisti.
Il progetto per la creazione di una scuola comunale di disegno era già passato sul tavolo del consiglio comunale. Infatti nell’agosto del 1864 Pietro Avanzini comunicava alla giunta municipale la sua volontà di “voler elargire, per quattro anni, la somma di cento franchi affinché in paese si potesse aprire una Scuola Comunale di Disegno per impartire una regolare istruzione degli elementi delle Belle Arti ad una gioventù per indole e per abitudine tutta dedita all’esercizio di queste arti“.
Finalmente il primo febbraio 1873, con l’apertura dell’anno scolastico, venne dato inizio alla Scuola di Disegno d’ornato e di architettura.
Gli allievi potevano sviluppare le loro capacità disegnando copie di opere di Francesco Hayez, Giovanni Albertolli e di altri artisti.
Altro materiale didattico era costituito da doni fatti da artisti viggiutesi: opere d’ornato di Stefano Argenti, di Carlo, Domenico e Giuseppe Bottinelli, di Guido Butti, e di uno studio di animali di Giuseppe Buzzi.
Alla fine di ogni anno scolastico veniva rilasciata una menzione onorevole agli allievi più distinti e molti di loro vennero premiati alla Regia Accademia di Belle Arti in Milano.
La scuola era vigilata da una Commissione composta di 5 membri e da un Segretario, eletti annualmente dal Consiglio Centrale della Società Operaia; tutte le spese erano fatte dal Segretario secondo le istruzioni che riceveva dalla Commissione.
Al segretario veniva corrisposto uno stipendio annuo di trecento lire, mentre mille lire era il costo annuale dei maestri e centoventicinque lire quello del bidello.
Dieci anni dopo il numero degli scolari era raddoppiato: 180 nel 1890 (di essi 102 alunni erano di Viggiù, 56 provenivano da altri paesi italiani e 12 erano stranieri).
Di essi 73 frequentarono il corso di disegno detto da contorno, 17 da gesso, 24 da architettura, 23 da fotografia, 16 parteciparono al corso di plastica (ritenuto questo necessario, tanto che in quell’anno venne istituita una classe sperimentale per vedere se fosse possibile e opportuno compiere lo studio dell’ornamento modellando piuttosto che disegnando).
Nel quinquennio 1892-96 vennero licenziati 115 allievi, ottanta di loro eserciteranno in seguito per proprio conto un’arte od un’industria, ventotto troveranno un’occupazione in opifici industriali e simili, sei proseguiranno gli studi ed uno solo svolgerà una diversa professione da quella appresa.
L’attestato rilasciato era riconosciuto dall’Accademia di Brera per l’ammissione ai Corsi Artistici ed Artigianali.
Ai corsi di disegno e plastica per marmisti, nel 1906, con l’aiuto del Ministero dell’industria, venne aggiunta una sezione pratica per l’insegnamento della scultura e dell’intaglio in marmo e pietra.
L’aggiunta di quella sezione pratica obbligò alla stesura di un nuovo Statuto-Regolamento e di nuovi programmi d’insegnamento.
Per regolamento nel laboratorio pratico per lo studio del taglio, dell’intaglio, e della scultura dei marmi e delle pietre erano ammessi solo gli alunni della Scuola che avessero dato prova di capacità e volonterosità. Le lezioni si tenevano per undici mesi all’anno, dal 15 gennaio al 15 dicembre, coll’orario in uso nei laboratori del paese.
Gli studi e i lavori in marmo restavano di proprietà della Scuola. In caso di vendita veniva devoluto all’alunno esecutore il 50% degli utili netti.
Molti dei giovani usciti dalla Scuola di Disegno verranno impiegati nei lavori assunti in quei decenni dagli imprenditori e proprietari di laboratori e cave viggiutesi. Già nel secolo XIX le maestranze viggiutesi erano sparse nei più importanti cantieri aperti nel regno Sardo e nel Lombardo Veneto.
In Piemonte, ad esempio, si affaccendarono nella costruzione di edifici religiosi quali la Cappella della Sacra Sindone nel duomo di Torino, i templi della Consolata, di San Carlo, San Francesco da Paola, San Giulio.Gran Madre di Dio, la cappella di Palazzo Reale, la Mole Antonelliana; di edifici civili: il Palazzo Carignano, la Stazione di Porta Nuova.
In Lombardia dei cimiteri di Pavia e Monza (in questa città scolpirono i monumentali Leoni che ornano i fianchi del ponte sul Lambro), di ville: Munster a Somma Lombardo, Prandoni a Bellagio, d’Este a Cernobbio, Ponti a Varese e sempre in questa cittadina l’Arco Mera.
A Lugano dei palazzi: Federale e delle Dogane. A Ginevra del monumento al duca di Brunswick, alla cui esecuzione, tra il 1873 ed il 1879, parteciparono oltre duecentocinquanta marmisti di questa zona.
A Milano furono coinvolti nella costruzione della Stazione Centrale, del Famedio al cimitero Monumentale, del Casino dei Nobili, del Grand Hotel Milan, dei palazzi Settentrionali e Meridionali che circondano la piazza del Duomo e la Galleria Vittorio Emanuele.
In tutto questo “lavorerio” gli imprenditori viggiutesi e le loro maestranze furono quotidianamente a contatto con i più importanti architetti del tempo.